🥒 Bestiario comunitario

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  Tra pensiero unico e cancel culture
Unione Europea e neolingua politicamente corretta

Il nuovo glossario del Parlamento europeo si basa sul politicamente corretto e cerca di imporre la neo-lingua del pensiero unico progressista che adotta un linguaggio “inclusivo” per rispetto alle minoranze etniche e di genere (Lgbt).
La neolingua è un aiuto alla cancel culture dilagante in tutto l’Occidente che sfocia nel furore iconoclasta degli attivisti che abbattono le statue ed eliminano anche nelle università anglosassoni i ferimenti ad avvenimenti e personaggi storici non conformi al nuovo pensiero.
Trattasi di un vocabolario dedicato a funzionari, assistenti, portavoce e politici da utilizzare per adeguarsi ai tempi.
Per esempio al posto di “matrimonio gay” va usato “matrimonio egualitario”.
E’ vietato, anche, parlare di “diritti dei gay e degli omosessuali” che va sostituito con “trattamento equo, paritario”.
La biologia per Bruxelles è superata. È un’invenzione della società patriarcale e dei suprematisti bianchi. Non esistono più femmine e maschi? Ma “sesso assegnato alla nascita” al posto di “sesso biologico“.
Sbagliato dire “cambio di sesso” ma “transizione di genere”.
In relazione alla famiglia le parole “padre” e “madre” vanno sostituite con il generico “genitori”.

🕵️ Alcuni esempi

matrimonio gay = matrimonio egualitario sesso biologico = sesso assegnato alla nascita cambio di sesso = transizione di genere matrimonio gay = matrimonio egualitario padre, madre = genitori Natale = festività ladies and genteman = dear collegues zitella = single diritti dei gay e degli omosessuali = trattamento equo, paritario Maria e Giovanni = Malika e Julio riserva di posti per le donne = quote rosa gay, omosessuali, lesbiche = persone gay, persone omosessuali, persone lesbiche

🕵️ Altri esempi datati

negro = di colore bidello = collaboratore scolastico netturbino, spazzino = operatore ecologico disabile, invalido, inabile = diversamente abile cieco = non vedente sordo = non udente

⏳  23.10.2022

📖  Riferimenti

V. Salvatore, Parlamento europeo. La libertà di espressione, una prospettiva di diritto comparato, EPRS – Servizio Ricerca Parlamento Europeo, 11.2019

I. Melio, Parlare di disabilità: quali sono le parole corrette da usare, © Fanpage.it, 24.09.2017

R. Vivaldelli, Ora l’Ue vuole imporre la neolingua politicamente corretta, © Il Giornale on line, 16.03.2021

A. Ginori, Mai dire Natale: il decalogo Ue che vuole dettare le parole corrette, © La Repubblica, 20.11.2021

S. GianCarlo, Il “politicamente correttoe la dittatura della neo-lingua, © 2017 CulturaCattolica.it, 20.03.2014

Parlamento europeo, emiciclo

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6 risposte a 🥒 Bestiario comunitario

  1. Elisabetta Romanelli scrive:

    La mostra della fotografa svedese Elisabeth Ohlson, comprende foto della collezione chiamata «Ecce homo». Sicuramente scomoda per molti cattolici ma mi pare un progresso verso un mondo che secondo me dovrebbe vedere il valore di una persona in quanto tale, con gli stessi diritti, che vanno oltre identità sessuale.

  2. Elisabetta Romanelli scrive:

    Nutriscore, punteggio nutrizionale, un iniziativa accolta da UE.
    Spesso quando faccio spesa al supermercato ed attendo, guardo il carrello degli altri, mi capita spesso di alzare un sopracciglio, i cibi precotti, il cibo consolatorio spazzatura, predominanza di cibi conservati con liste infinite di additivi, tutti sani dicono…
    Allora mi viene un dubbio, ricorrente, siamo in un mondo dove si continua a mettere toppe più che affrontare problemi, come se mettere etichette assolvesse da una responsabilità. Perché una parte della società si nutre di cibi facili, veloci e consolatori, durevoli nel tempo?
    Allora è proprio il tempo, la mancanza di tempo, i pasti veloci, le compensazioni per i disagi esistenziali, veloci e fruibili.
    E questa cultura, della velocità, dello scivolare su mancanza di attenzione verso altri ed anche verso se stessi, per come ci nutriamo, porta a soluzioni improbabili come Nutriscore che dà punteggi basati forse su statistiche opinabili, sicuramente orientate ad un mercato, come se si fosse dimenticato che la miglior dieta è quella di diversificare senza eccedere, utilizzare cibi freschi, possibilmente non elaborati dove possibile, e fare della nutrizione una cucina, dove si usano sapientemente tutti gli ingredienti, compresi i grassi.
    Ma non c’è tempo.

  3. v.pica scrive:

    Unione Europea e neolingua politicamente corretta

    Credo che buona parte di questo “pensiero unico” fatto passare come linguaggio progressista, in realtà ha come scopo principale colpire la Famiglia nei suoi fondamenti in quanto istituzione . Poiché la famiglia resta l’unica istituzione dove vige ancora un rapporto basato sulla solidarietà che è radicata nei sentimenti, in una società che ormai ha posto il “denaro” come unico valore. E secondo me è evidente il tentativo per ottenere la disgregazione della famiglia, per dissolverne ogni legame sia naturale che identitario. A beneficio di una società omologata e trasformata con una unica logica che è quella mercantile consumistica. Scomparendo in tal modo il “luogo solidale per eccellenza” che è la famiglia, si potrà disporre di un mondo infinito di consumatori omologati.

    Dal Forum del Fatto quotidiano – 22.10.2022

  4. v.pica scrive:

    Unione Europea e neolingua politicamente corretta

    Io sono credente, e non penso che la difesa della famiglia debba essere quella fatta da personaggi come Fontana, perché tra l’altro “le loro argomentazioni” non tengono conto che viviamo in un paese laico e che la realtà è molto ma molto più complessa, dove le risposte (in via legislativa) che vanno date devono tener conto dei diritti di tutti, nessuno escluso. Pertanto la mia preoccupazione scendendo più nel merito (con semplicità) è quella di ritenere che l’attacco del “pensiero unico” detto progressista e “inclusivo” per rispetto alle minoranze etniche e di genere, non è altro come dice l’amico Gianni Corsi, un tentativo per cancellare la cultura del “chi siamo e da dove veniamo” per avere una “anestetizzazione” delle masse e una liquefazione della identità. Tutto questo tradotto “in un pensiero breve” significa: io non sono ne uomo ne donna, ne maschio, ne femmina ecc.! E allora giacché non so chi sono? Oggi mi sento uomo mi vesto da uomo, mi sento donna mi vesto e mi trucco da donna… questo porta ad una crescita del “Mercato” che non ha precedenti! (già oggi l’uomo usa prodotti cosmetici ecc.). Questa in sintesi a mio avviso è la spinta che il “MERCATO” sta facendo utilizzando fortemente quella parte di società civile che giustamente reclama un riconoscimento identitario nell’ambito legislativo.

    Dal Forum del Fatto quotidiano – 23.10.2022

  5. EllieG s scrive:

    Perché tanto astio contro il linguaggio inclusivo? Per carità, alcune delle espressioni citate possono suonare eccessivamente formali e non essere adatte a un registro colloquiale della comunicazione, ma forse è perché si tratta di espressioni davvero destinate alla discussione politica e alla stesura di norme e leggi. Nella comunicazione di tutti i giorni, potremo continuare a dire che andiamo al matrimonio dei nostri amici Antonio e Matteo, senza precisare che si tratta di un matrimonio egualitario, ma è sacrosanto che le parole usate per scrivere le leggi siano soppesate con il bilancino da chimico che arriva ai microgrammi. Una parola come “matrimonio egualitario” leva ogni dubbio; dunque se l’obiettivo del legislatore è quello di dichiarare che il matrimonio è uguale a tutti gli effetti qualsiasi sia il sesso degli sposi, qual è il problema nell’usare parole precise? Continuare a chiamarlo “matrimonio gay” potrebbe far pensare che si tratti di una cosa diversa. Allo stesso modo, parlare di “trattamento equo, paritario” permette di sottolineare che tutti hanno diritto allo stesso trattamento, che i diritti che vengono riconosciuti alle persone non sono riconosciuti loro in quanto gay o omosessuali, ma in quanto persone.

    Per quanto infine riguarda la biologia, infine, il punto non è che Bruxelles voglia “superare la biologia” o che la consideri “un’invenzione della società patriarcale e dei suprematisti bianchi”. Il problema è che quello che impariamo fin dall’asilo come distinzione biologica tra maschietti e femminucce è in realtà una semplificazione della realtà (anche abbastanza grossolana). In realtà, il sesso assegnato alla nascita viene assegnato semplicemente guardando in mezzo alle gambe del neonato, senza fare esami genetici che permetterebbero di determinare con maggiore accuratezza il sesso biologico (le combinazioni cromosomiche non sono solo XX o XY, ma ci sono varie situazioni in cui il fenotipo e il cariotipo non corrispondono, o casi in cui si presentano cromosomi in più XXY, XYY, XXYY, XYYY, o in meno X0). Ecco perché “sesso assegnato alla nascita” è più corretto di “sesso biologico”.

    Dal Forum del Fatto quotidiano

  6. admin scrive:

    🙍‍♀️ Intanto grazie per l’argomentato commento.

    a) Premesso che l’autore del post non è uno specialista dell’Accademia della Crusca né uno studioso di linguistica e tantomeno un biologo. Trattasi di una semplice riflessione sugli abusi linguistici che “ il pensiero unico” e l’omologazione globalista ci impone ( attraverso il quarto, quinto e sesto potere ) come “comportamento sociale” da adottare senza essere additati al pubblico ludibrio.

    b) Nel post si voleva stigmatizzare talune iniziative della Comunità Europea (a cominciare dal NUTRISCORE) che invece di occuparsi di cose serie si esercita a regolamentare la forma e il calibro dei cetrioli – e di altra verdura e frutta – e delle vongole portando nocumento alla nostra economia alimentare di qualità a vantaggio delle multinazionali del cibo ultra-processato presenti nelle economie di Paesi concorrenti.

    c) Per quanto riguarda il neolinguaggio omologato ad uso interno UE e per legiferare liberi di operare. L’aspetto negativo è il trasferimento del neolinguaggio nell’uso comune, quando viene accettato ed utilizzato nelle relazioni quotidiane snaturando la lingua italiana.

    E per finire. Alla nascita (e all’anagrafe) in tutto il mondo si assegna il sesso “semplicemente guardando in mezzo alle gambe del neonato” e non dopo approfonditi esami genetici, studio delle combinazioni cromosomiche ed esami del DNA. Questi studi clinici vengono fatti all’occorrenza quando emerge il problema se di problema trattasi.

    Dal Forum del Fatto quotidiano

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