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Irene Dilillo ![]() Insegnate di Lingua e letteratura inglese Liceo artistico Max Fabiani di Gorizia Scrittrice |
📌 Irene Dilillo – Laureata in Lingue e Letterature Straniere a Trieste. Ha lavorato come assistente di volo, interprete e traduttrice in fiere, congressi e aziende. Attualmente insegna Lingua e Letteratura Inglese nella scuola superiore. Ha pubblicato Un Angelo dalle Ali Scarlatte, Bookabook, luglio 2022; I Custodi della Mente, Giovane Holden Edizioni, settembre 2022, Magia Verde, Giovane Holden Edizioni, settembre 2023, romanzo con cui si è classificata terza al Premio Letterario Nazionale Streghe Vampiri & Co., 2022. Con la versione inedita del romanzo Oltre l’Ultima Stazione ha vinto il Premio Speciale Giovane Holden XVII ed., settembre 2023. Ama la scrittura simbolica, il mondo onirico e le fantasie distopiche. Non sa vivere senza il mare, un bagno di foresta e la magia di un libro. |
![]() ![]() ![]() 📌 “Kya teneva gli occhi fissi sulla figura davanti a lei, il profilo luminoso si stagliava nella penombra. A un certo punto, si accorse che il terreno arido e sassoso aveva lasciato il posto a un’erba spumosa e i suoi occhi si accesero di meraviglia, ma le parole di stupore si smorzarono in gola. Dopo una decina di minuti si accorse che il manto erboso era terminato e i suoi piedi ora calcavano piccole dune di sabbia finissima e bianca. Si chinò per prenderne una manciata che scivolò come zucchero fra le dita. Il fruscio del mantello piumato dell’uomo “Il mare!” gridò, in preda all’emozione allucinatoria scaturita da quella visione surreale. Non aveva mai visto il mare, eppure, lo conosceva da sempre. La luce riflessa dal moto ondoso, dalla sabbia e dal cielo limpido trasfigurava le forme, donando loro l’aspetto onirico del miraggio. La spiaggia era deserta. Gruppi di anatre selvatiche sgorgavano da alberi dal fogliame denso e vistoso in lontananza, sollevandosi poi nel cielo così in alto che pareva volessero strappare le nuvole. Se il mondo aveva avuto un inizio era sicuramente lì che aveva trovato un punto di partenza. D’istinto si cavò i sandali e corse verso la fragile linea di confine in cui le piccole onde si infrangevano sulla battigia col loro moto regolare e un suono antico. Esitò, poi si lasciò accarezzare i piedi dall’acqua fresca. Infine, dimenticandosi della guida, si tuffò nell’abbraccio azzurro di una madre d’acqua salata con la certezza di essere accolta. Quando riemerse dalle acque come una venere nera, grondava di speranza e rinnovata energia. Con tutti i pezzi di cielo, sabbia, nuvole e onde stava colorando il sorriso di una nuova estate interiore, la sua. Era diventata il mondo fuori e il mondo fuori le era caduto dentro. Ogni essere in fin dei conti è circolare pensò, tutto è uno e uno è tutto. Si sedettero sul bagnasciuga con i piedi immersi nell’acqua. Restarono in silenzio fino all’imbrunire, quando l’oceano iniziò ad assumere un colore ceruleo, come una cartolina d’altri tempi. Kya si era riempita gli occhi di tutti i dettagli che era riuscita a divorare con sguardo avido, come se potesse appropriarsene e contenerli per sempre in sé. Spaziava sugli alberi che svettavano in lontananza e, come pennelli giganti, parevano muoversi al vento per tingere il cielo, poi planava sui rifiuti abbandonati sulla sabbia dalle maree continue e li percepiva come preziosi tesori: piccoli pezzi di vetro o legno, oggetti sbeccati, irrigiditi e modellati in forme che avevano reso irriconoscibile il loro aspetto originario. Raccolse una conchiglia spiraliforme, d’un bianco talmente puro da sembrare un gioiello scolpito nel marmo. La fece scivolare fra le dita chiedendosi se quella piccola casa rugosa e aggrovigliata contenesse un abitante. L’eternità del momento sfiorava il suo animo in carezze leggere: tutto ciò che percepiva in quel luogo arrivava da un lontano passato e sarebbe continuato così per sempre anche dopo di lei che stava creando con tasselli di sabbia, nuvola e onda il mosaico dell’istante presente.” |
![]() 📌 Sinossi – Kya è la schiava di un sorvegliante particolarmente spietato e conduce un’esistenza sfibrante e rassegnata. In un mondo degenerato e deteriorato in cui non cresce più nemmeno un filo d’erba, la scoperta del cadavere di un bianco con un iris viola stretto in pugno accende in lei una speranza di libertà e il forte desiderio di risalire l’abisso della sua dignità violata, poiché l’esistenza di un passaggio verso un’altra dimensione non appare più una semplice teoria cospirazionista, ma diviene realtà. La morte del suo padrone rappresenta l’inizio della fuga dall’inferno sul treno verso la salvezza. Di stazione in stazione Kya scoprirà che la realtà in cui ha vissuto fino a quel momento è molto diversa da ciò che ha sempre creduto. Le case degli abolizionisti non sono più i tradizionali rifugi in cui sostare per trovare ristoro e protezione, ma un caleidoscopio di luoghi inaspettati tra cui uno spettrale quartiere di periferia, flagellato dalla pioggia acida, una città sotterranea dove vive una popolazione indigena che conduce una vita segreta, una rigogliosa isola di schiavi che si accontentano di un’esistenza ridotta alle dimensioni della compulsione pur di mantenere il contatto con la natura, la perfezione geometrica di Exagon, la metropoli trasformata in una colossale metafora di morte e altre mete che testimoniano la disgregazione di un mondo che è teatro di antichi rituali trasposti in un orrore moderno, ma anche di valori tradizionali che si ostinano a sopravvivere. L’apertura dei varchi verso l’altra Terra stimola anche l’ingordigia e l’ansia di potere di autorevoli esponenti di governo, come Austin, un poliziotto ambizioso e meschino, Patricia, la sua segretaria, bambola vuota e vanesia e Tamburini, un ricercatore che vuole impossessarsi dei brevetti di una tecnologia aliena. Sullo sfondo di una società sepolcrale in cui si aggirano schiavi mutilati nell’animo, squallidi individui asserviti al sistema e feroci politici solleticati da manie di potere, Oltre l’Ultima Stazione è una riflessione, assieme onirica e nitida, sul tema dell’apparenza e della realtà, nonché delle varianti dell’esistenza come conseguenza di scelte personali e collettive che possono precipitare l’essere umano nel baratro di una umanità malata o permettere di elevarsi nella travolgente energia di un’esistenza più genuina. Il viaggio della fuggitiva è anche una faticosa, sofferente iniziazione alla ricerca di se stessa: il senso del suo percorso è il cambiamento che le impedisce di essere inghiottita dal buio. Provocatoria e ribelle, Kya reclama il diritto di esistere. La sua è una storia di catene reali e simboliche, la smorfia di un dolore struggente che lotta per mutare in un sorriso carico di speranza. |