Gender

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Così si cantava nel ’77

 

Ho militato nei movimenti femministi, con zoccoli e gonnellone, gli slogan  erano “col dito, col dito l’orgasmo è garantito” o “siamo stufe di fare bambini, lavare i piatti e cambiare i pannolini”.
É servito per avere uguali diritti, ogni individuo dovrebbe avere uguali diritti ed opportunità che vanno oltre il genere, l’etnia e lo stato sociale.

In realtà si cerca di uscire da ruoli subordinati come “gli angeli del ciclostile” dei movimenti della sinistra, “gli angeli del focolare” nella famiglia, gli stereotipi ridotti a genere, che nulla hanno a che vedere con l’individuo e la persona. Si esce per immergersi nel profondo della persona, l’autocoscienza, la pratica dell’inconscio, il corpo e la sessualità.

Donna come persona, non più oggetto del desiderio ma soggetto dei propri desideri.
La letteratura femminile italiana e straniera riempie le librerie ed i tavoli delle riunioni, La bambola rotta I. Montini, Questo sesso che non è un sesso L. Irigaray; L’atto sessuale nell’uomo e nella donna, dei famosi V. Jhonson W. Masters;  Noi e il nostro corpo (scritto dalle donne per le donne);  Una donna S. Aleramo  e molte altre come Sylvia Plath, Doris Lessing, Simone de Beauvoir, per citarne alcune.

Abbiamo fatto passi avanti notevoli, anche se faticosi, se pensiamo alla riforma del Diritto di famiglia (codice di famiglia) 1975,  o alla la legge 442 del 1981 che abrogava il delitto d’onore ed è nel 1986  la prima volta che una donna entra a far parte del Consiglio Superiore della Magistratura. In Italia la violenza sessuale è stata inclusa tra i reati contro la persona nel 1996.

In questi utilissimi percorsi per uguaglianza si è persa un po’ l’identità uomo/donna. Tra l’uomo e la donna c’è una differenza, essenziale per l’armonia.
Ciò che si oppone converge, e la più bella delle trame si forma dai divergenti; e tutte le cose sorgono secondo la contesa” (Eraclito di Efeso)

Le donne, anziché sviluppare la loro potenzialità, avendo due io (uno è quello che hanno anche gli uomini, in più hanno l’io che serve alla sopravvivenza della specie) elaborano più complessità, ma sono cadute in un tranello. L’errore è stato voler assomigliare all’uomo, al modello maschile, perdendo una identità, una differenza che avrebbe dovuto essere una ricchezza intellettuale oltre che una naturale fonte di attrazione. Qualcosa è cambiato, non tutto e non per tutti.

Non tutto è cambiato, in mia esperienza lavorativa mi chiamano talvolta  ancora “signora” nell’esercizio della mia professione, come se non avessi conseguito un titolo professionale, questo non accade mai con i miei colleghi di genere maschile che son sempre “dottore”, mai Signore.
Sono piccoli dettagli illuminanti per quanto riguarda la tanto conquistata parità di genere che non vuol dire essere uguali ma nello specifico esercitare la professione con gli stessi titoli e stessa autorevolezza.

Bei tempi con gli slogan “col dito, col dito, l’orgasmo è garantito” ma c’era anche contro risposta, “col cazzo, col cazzo è tutto altro andazzo “, ora indovinate chi nei cortei di rimando rispondeva!

🪆 Elisabetta Romanelli – 01.03.2023


Diario scolastico 1977, terza liceo
Diario scolastico 1977, terza liceo

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5 risposte a Gender

  1. Antonio Cannarella scrive:

    Ricambio, augurando molti … e niente pene.
    Niente colpe, niente afflizioni dell’anima, niente tristezza …

  2. Elisabetta Romanelli scrive:

    Senza scomodare Freud, non c’è nessuna invidia, visto i dati statistici sulla violenza ed omicidi, per non parlare delle guerre inizate e perpetuate dai peni, se vogliamo ridurre le persone ad un genere. Uguali diritti non vuol dire essere uguali.
    Cordiali saluti, senza nessuna mancanza di un pene.

  3. Antonio Cannarella scrive:

    E’sempre la solita storia dell’invidia del pene.

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